Papanice è una frazione di Crotone, conta circa 3.500 abitanti, dista dal capoluogo di provincia 11,5 km. Il nome deriva da Papas-niceforo, questi era il prete che guidò sette famiglie greche nell'attraversamento del mare Jonio nel 1409. Niceforo significa portatore di vittoria dal greco nicao: vincere e dal latino fero: porto. Il paese è ubicato sulle prime colline del marchesato, ad un'altezza di 156 metri s.l.m., paese di origine grecofane fu fondato nel 1409 da sette famiglie greche, tra cui si ricordano la famiglia Raimondi, Sculco, Peta e Franco, scappate dall'Eubea a seguito delle scorrerie ottomane. Paese a forte propensione agricola, si coltiva soprattutto grano duro, ma sono anche notevoli le coltivazione stagionali quali quelli di finocchi, barbabietole e pomodori, questo nelle zone in cui è possibile attingere dell'acqua tramite condotte forzate o tramite laghetti artificiali.
Di interesse storico da visitare la chiesa della Pietà, ove si può ammirare una tela del '800 raffigurante appunto la Madonna della Pietà, restaurata di recente (2007) e restituita all'antico splendore; la chiesa di San Pietro e Paolo, all'interno della quale si possono ammirare, entrando sul lato destro, un fonte battesimale del '500 ed un crocefisso ligneo del '600 (anche questi restaurato nel 2007), sopra l'altare principale la statua di San Pantaleone, protettore della frazione che si festeggia il 27 luglio, ed infine su in alto sulla volta una tela denominata "La Gloria di San Pantaleone" opera di un'artista locale, Gisella Arrigo.
Ai piedi della collina, provenendo da località Passovecchio è possibile notare ciò che resta della vecchia stazione Papanice-Apriglianello, della ferrovia Calabro-Lucana. La linea ferroviaria aperta nell'agosto del 1930 e definitivamente chiusa nel settembre del 1972, nei progetti iniziali doveva collegare Crotone a Cosenza, via Sila. In effetti i lavori iniziarono in contemporanea da Cosenza verso Camigliatello e da Crotone verso Petilia Policastro. Nel 1956 fu inaugurato il tratto Camigliatello-San Giovanni in Fiore. Mancava per concludere l'opera il tratto San Giovanni in Fiore-Petilia Policastro di 38 km, il progetto fu presentato nel 1952, ma per mancanza di capitali ed anche di interessi economici in quanto la linea non rispondeva più alle esigenze del territorio, infatti, era a scarto ridotto e la velocità media di percorrenza era di 30 km/h il progetto si arenò e con il passare degli anni il trasporto su gomma ha preso il sopravvento.
Papanice pur essendo una frazione di Crotone se ne distingue per usi, costumi, tradizioni e dialetto. Si trova accorpata alla città a partire dal 1806 a seguito di una riforma amministrativa operata da Gioacchino Murat. Precedentemente Papanice aveva una propria autonomia amministrativa, era una "Universitas" (un attuale comune) con un proprio sindaco, gravata da tributi nei confronti del governo centrale, la Reale Cammera della Summaria (paragonabile all'attuale ministero delle finanze) e doveva altresì pagare una decima agli Sculco, famiglia nobile crotonese che per secoli ha gravato i poveri contandini di Papanice in quanto godevano su queste terre dello "ius pagliaraticum", è stata tramandata nei secoli la frase "guai a Papanici si Sculcu vo pagatu".
Il paese aveva un proprio simbolo rappresentato da San Nicola al centro con tutt'intorno la scritta latina "San Nicolaus protector terrae papanici", simbolo rinvenuto dall'Avv. Fiorenzo Adolfo Trocino, presso l'archivio di Stato di Napoli, nei volumi del Catasto Onciario di Papanice del 1741. A fine '700 periodi di lunghe carestie ed un forte terremoto del 1783 decimarono la popolazione che dai 3.000 di inizio secolo passò a circa 300 anime.