Per dispersione scolastica s'intende l'insieme dei fattori che modificano il regolare svolgimento del percorso scolastico di uno studente. Questi fattori non riguardano solo l'abbandono, ma anche l'irregolarità nelle frequenze, i ritardi, la non ammissione all'anno successivo, le ripetenze e le interruzioni, che spesso spingono gli studenti a lasciare anticipatamente la scuola.
Il momento clou della dispersione si verifica nel passaggio tra le medie e le superiori: molti studenti che già concludono a fatica le scuole medie, affrontano il primo anno delle superiori con molti condizionamenti. In particolare, gli studenti degli istituti professionali (spesso provenienti da ambienti deprivati), si presentano alle scuole superiori con scarsa motivazione e con problematiche di carenza comunicativa e relazionale.
La dispersione non è un fenomeno che si verifica solo a causa dello studente che evade dalla scuola o che è svogliato, ma soprattutto delle istituzioni scolastico-formative e del contesto di appartenenza; le principali cause che portano alla dispersione scolastica sono:
▪ la disoccupazione e l'ignoranza parentali; ▪ la mancanza di un ambiente educativo ricco e stimolante;
▪ la mancanza di adeguati spazi e tempi di formazione;
▪ l'assenza di adeguate strategie didattiche centrate sul soggetto;
▪ la necessità familiare di un'attività lavorativa prematura;
▪ i fattori più pratici, come la distanza dalla scuola, la mancanza di adeguati servizi di trasporto che colleghino la propria abitazione con la scuola, ecc.;
▪ la struttura della scuola italiana che non offre sufficienti garanzie di formazione professionale.
Tra le possibili manifestazioni del disagio a scuola troviamo:
► Difficoltà di apprendimento
I soggetti in questione manifestano spesso una discrepanza tra il potenziale cognitivo stimato e le modalità di funzionamento a livello di apprendimento scolastico. Questi soggetti, in altri termini, manifesterebbero capacità e potenzialità normali: le difficoltà di apprendimento dipenderebbero da uno scarso utilizzo delle proprie risorse cognitive, riconducibile a cause diverse in rapporto alle diverse scuole di pensiero e soprattutto delle diverse situazioni.
► Disinvestimento/flessioni del rendimento
Da non confondere con la situazione di difficoltà di apprendimento.
► Difficoltà relazionali/emozionali
In particolare aggressività di tipo fisico o verbale rivolta a compagni, insegnanti, oggetti; iperattività; basso livello di attenzione e di tolleranza alle frustrazioni; reazioni emotive eccessive (sia in positivo che in negativo); ansia.
► Apatia
immobilità o riduzione dell'attività, mancanza di curiosità e di interessi, tendenza ad isolarsi, stanchezza generalizzata. Questi aspetti vanno a influenzarsi reciprocamente e si intersecano alle variabili di partenza andando a determinare una situazione di circolarità che acuisce il vissuto di disagio del ragazzo. Di nuovo, dunque, risulta evidente la complessità del fenomeno, la reciproca influenza delle variabili in gioco non solo nel senso delle loro possibili interconnessioni ma anche nel loro essere determinate dalle stesse situazioni di disagio in una circolarità che rende difficile, spesso, definirne i confini casuali.
Inoltre, tra i possibili esiti/effetti del disagio scolastico ricordiamo:
▪ disagio dell'alunno, dispersione, devianza;
▪ disagio dell'insegnante e disfunzione del sistema-scuola;
▪ disagio della famiglia (conseguente al disagio del figlio, che può portare la famiglia a colpevolizzare e allontanarsi dalla scuola per evitare ulteriori frustrazioni o a colpevolizzare il figlio per le aspettative disattese).
Il termine prevenzione fa riferimento all'insieme di azioni riguardanti sia l'individuo che il suo ambiente, volte a impedire la comparsa di uno stato di disagio o di uno stato patologico successivo o di ridurne le conseguenze. Marcelli e Braconnier individuano tre livelli preventivi:
▪ prevenzione primaria, cioè un'azione a livello dell'ambiente e/o dell'individuo per impedire la comparsa di disagi/disturbi;
▪ prevenzione secondaria, cioè un'azione mirata in risposta ad un precoce riconoscimento di disagi/disturbi;
▪ prevenzione terziaria, cioè intervento specifico e specialistico a livello dei disturbi/disagi conclamati o comparsa di elementi complicanti.
Relativamente al disagio scolastico possiamo allora individuare tre livelli di intervento:
▪ prevenzione aspecifica rispetto fattori alla normale condizione evolutiva adolescenziale per impedire la comparsa di forme di disagio specifiche;
▪ prevenzione specifica primaria rispetto all'emergere di situazioni di disagio scolastico relazionale e didattico;
▪ prevenzione specifica secondaria rispetto all'acutizzarsi del disagio scolastico nelle forme di ripetuti insuccessi (ripetenze) e drop out, devianza.
Emergono, inoltre, alcuni fattori di rischio sui quali è necessario andare ad agire per attuare una efficace prevenzione del disagio ai vari livelli di intervento. Si possono rilevare situazioni di disagio aspecifico che investe anche l'area scolastica e che è strettamente collegato alla condizione evolutiva adolescenziale, dunque del tutto "normale", e situazioni di disadattamento scolastico, dove
appunto è presente una oggettiva difficoltà nel conseguire un corretto equilibrio tra allievo e contesto scolastico, a livello relazionale o didattico. Il disagio si manifesta, però, non solo nelle forme esplicite ed eclatanti di una particolare condotta problematica o trasgressiva ma anche nelle forme più sommerse e invisibili di sofferenza interiore, di assenze, di silenzi e scarso coinvolgimento.
Il primo passo di una prevenzione deve essere allora una attenta osservazione: saper riconoscere il disagio e saper riconoscere le situazioni a rischio di disagio. La continuità educativa è un altro aspetto fondamentale per un' azione preventiva che voglia essere realmente efficace. Se riflettiamo sul momento del passaggio da un ciclo di sudi all'altro è evidente come comporti un certo grado di problematicità, soprattutto relativamente alla fascia d'età qui presa in esame. In un momento particolare quale la preadolescenza/adolescenza un tale passaggio si configura come esperienza di ristrutturazione del proprio ruolo, delle proprie competenze e abilità. Alcune ricerche compiute in Italia evidenziano come le difficoltà che i ragazzi incontrano in questo passaggio siano in primo luogo legate alla relazione con gli insegnanti, poi al metodo di studio, al cambiamento del gruppo classe, dell'ambiente e delle regole della nuova organizzazione scolastica. La transizione fra cicli scolastici costituisce quindi una prova importante per il ragazzo, che può trarne rassicurazioni e buona autostima così come il contrario. La continuità educativa e scolastica ci permette inoltre di gestire in maniera coordinata e coerente eventuali situazioni di disagio emergenti. Altri momenti fondamentali per una efficace strategia preventiva sono poi lo sviluppo di un sistema di rete tra famiglia, scuola servizi e territorio per un coerente e integrato intervento rispetto alle problematiche giovanili generali e specifiche, e lo sviluppo di un servizio psicopedagogico presente nella scuola.