Il re Vittorio Emanuele III decreto del 3 aprile 1937 concede l'uso del gonfalone della città.
Il regio decreto è seguito da una lettera del 22-10-1981 dell'ufficio araldico presso la Presidenza del Consiglio, in cui viene chiarito che, per effetto del decreto del 2 febbraio 1938 che attribuisce il titolo di città, i ricami del drappo sono d'oro.
Il gonfalone è un vessillo di forma rettangolare appeso per un lato minore ad un'asta orizzontale a sua volta incrociata con una verticale sostenuta da chi porta il gonfalone (gonfaloniere). I comuni italiani sono rappresentati da un proprio gonfalone con al centro lo stemma comunale che viene concesso, su richiesta del Sindaco, dal Presidente della Repubblica su proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri.
I gonfaloni ufficiali, secondo l'Ufficio Onorificenze e Araldica pubblica del Dipartimento del Cerimoniale di Stato, devono essere «di un metro per due, del colore di uno o di tutti gli smalti dello stemma dell'ente, sospeso mediante un bilico mobile ad un'asta ricoperta di velluto dello stesso colore, con bullette poste a spirale, e terminata in punta da una freccia, sulla quale sarà riprodotto lo stemma, e sul gambo il nome dell'ente. Il drappo, riccamente ornato e frangiato sarà caricato, nel centro, dello stemma dell'ente, sormontato dall'iscrizione centrata (convessa verso l'alto) dell'ente. La cravatta frangiata dovrà consistere in nastri tricolorati dai colori nazionali». (art. 5, Regio Decreto 7 giugno 1943, n. 652).