Una comunità che dimentica la sua storia strappa le radici e non semina per il futuro.
E' a partire da questa convinzione che gli allievi della II B del Liceo Socio- Biologico dell'Istituto "Gravina" di Crotone hanno realizzato un progetto di ricerca ed approfondimento sui tragici eventi del 14 ottobre 1996, quando una violenta alluvione si abbatté sulla città lasciando dietro di sé devastazione e sei vittime, due delle quali rimaste disperse.
Coordinati dalla professoressa Donatella Calvo, ed sostenuti in questo lavoro dal dirigente scolastico dell'Istituto "Gravina", Alberto D'Ettoris, gli studenti, che nel 1996 avevano pochi anni di vita e dunque alcun ricordo dell'accaduto, hanno raccolto e messo a confronto testimonianze di parenti, professori e persone che in vario modo hanno vissuto quelle ore tragiche e tutto ciò che ne è seguito.
Un lavoro approfondito, critico e ben articolato a cui il Sindaco, Peppino Vallone, ha ritenuto meritorio dare spazio, ospitando da mercoledì e questa mattina una mostra nell'atrio del palazzo comunale.
Così, in linea col progetto "Concittadini di Pitagora" promosso dall'assessore alla Pace e Futuro, Rosa Maria Romano, e con il supporto dell'Ufficio Marketing Territoriale del Comune di Crotone, i ragazzi del Liceo Socio-Biologico hanno avuto la possibilità di esporre e raccontare il loro lavoro ed allo stesso tempo sottolineare l'importanza della memoria non solo per conoscere ciò che accaduto, ma per migliorarsi ed evitare che certe tragedie si ripetano.
A questo proposito, a conclusione delle due giornate di esposizione, ieri la sala consiliare del Comune di Crotone ha ospitato un convegno dal titolo "La pioggia del '96. Ricordi e testimonianze", durante il quale sono emersi diversi spunti critici sui quali interrogarsi ed in base ai quali agire.
Nel suo intervento, il sindaco Peppino Vallone ha insistito sul concetto di memoria e sull'importanza che un simile invito alla memoria fosse giunto proprio da dei ragazzi che non posseggono veri ricordi del 14 ottobre 1996. «Con la memoria ci riappropriamo della nostra storia, della storia della nostra città», ha affermato Vallone, prima di ringraziare i ragazzi per l'iniziativa e per lo spirito critico dimostrato nel loro lavoro, quello spirito necessario per lo scatto d'orgoglio che Crotone deve avere e di cui proprio i giovani devono essere protagonisti.
Il dirigente del "Gravina", Alberto D'Ettoris ha raccontato come l'iniziativa sia sorta in seguito allo spostamento delle classi dell'indirizzo Socio-Biologico del suo istituto nei locali dell'ex Istituto "Santoni", situato in una delle zone maggiormente interessate dalla devastazione dell'alluvione di 13 anni fa.
"La pioggia del '96", ha poi raccontato D'Ettoris, è solo uno dei progetti portati avanti dal "Gravina" che in questi anni sta lavorando al fine di coinvolgere e sensibilizzare gli allievi sui temi a loro maggiormente prossimi.
Don Pino Caiazzo, parroco della Chiesa di San Paolo Apostolo di Crotone, ha poi raccontato la tragedia dal punto di vista di un quartiere, quello di Tufolo che lui stesso ha visto nascere e di cui racconta la storia nel libro "Tra la nebbia di Tufolo la luce del Vangelo".
Don Pino ha raccontato i giorni delle ricerche dei dispersi, del rinvenimento di due delle vittime, e della disperazione delle famiglie, attorno alle quali tutta la comunità parrocchiale si è stretta.
Da qui la decisione di dedicare un monumento alle sei vittime, collocato davanti alla Chiesa di San Paolo, l'unico elemento con cui, ad oggi, Crotone ricorda la tragedia del 14 ottobre.
Ma Don Pino si è anche soffermato sulle cause dell'alluvione, sull'edificazione selvaggia, sulla mancanza di rispetto nei confronti della terra che poi, con questi avvenimenti calamitosi, si ribella alle azioni dissennate dell'uomo.
L'invito al rispetto dell'ambiente ed al recupero della memoria è giunto anche dal presidente della Provincia di Crotone, Stanislao Zurlo, e dal consigliere comunale delegato alle Politiche Sociali, Filippo Esposito, che hanno aderito con convinzione all'iniziativa.
Toccante l'intervento di Pietro Pupa, fratello gemello dello scomparso Paolo che ha parlato a nome dei familiari delle vittime, tra cui il padre e la sorella di Michela Cicchetto, presenti al convegno.
La parola è poi passata ai ragazzi, i veri protagonisti della giornata, che hanno raccontato l'esperienza vissuta nel redigere questa ricerca, e le contraddizioni incontrate, dal punto di vista sociologico, tra chi quel giorno l'ha vissuto sulla propria pelle perdendo i familiari, la casa o l'attività, chi pur non essendo rimasto colpito si è dato da fare per la città, e chi ha vissuto tutto con maggiore distacco, al punto di non avere quasi alcun ricordo di quella giornata.
Proprio dai ragazzi è poi stata sollevata l'idea di dedicare alle vittime, o alla data stessa, una strada o una piazza della città, affinché la memoria si consolidi.
Dal consigliere Esposito, a nome del Sindaco, è giunta una rassicurazione in tal senso.
L'amministrazione comunale ci stava già pensando: Luca, Michela, Paolo, Luca, Angelina e Bruno non saranno dimenticati.