Una persona senza fissa dimora è quella che si sposta da un Comune all'altro senza un punto di riferimento preciso. Ma che, comunque, ha diritto ad iscriversi all'ufficio anagrafe di un qualsiasi Comune sotto un indirizzo fittizio per poter difendere i propri diritti civili (ad esempio il diritto al voto) e sociali (come i servizi di assistenza).
Cosa comporta essere senza fissa dimora.
Dal punto di vista normativo essere senza fissa dimora, comporta perdere la propria residenza e, quindi, perdere anche una serie di diritti legati dalla legge alla residenza di un cittadino: il diritto alla salute (chi è senza fissa dimora può ricevere prestazioni solo dal Pronto soccorso), il diritto a rinnovare la propria carta d'identità o ad aprire una partita Iva, comporta anche perdere il diritto al voto.
Il diritto alla residenza fittizia o virtuale
Per ovviare, la residenza verrà fissata in una via fittizia territorialmente non esistente ma equivalente in valore giuridico (Circolare Istat n. 29/1992). Ogni Comune deve dotarsi di una di queste vie «virtuali» dove collocare le persone senza fissa dimora che chiedono l'iscrizione anagrafica.
La legge n. 94/2009 impone che, al momento dell'iscrizione anagrafica, la persona senza fissa dimora è tenuta a fornire all'ufficio comunale "gli elementi necessari allo svolgimento degli accertamenti". In
Iil Ministero dell'Interno con la circolare 9/2009 precisa la persona senza fissa dimora abituale dovrà indicare uno o più recapiti dove può essere rintracciata. A questo domicilio verranno inviate la posta e le comunicazioni ufficiali (comprese quelle del Fisco).