Mura e necropoli

 

S. Lucia
Su una delle colline più a ridosso della piana occupata dall'impianto urbano, ad una quota di m 130 s.l.m., è stato individuato uno dei tratti meglio conservati della cinta muraria cittadina ricordata da Diodoro Siculo (XXI, 4) in occasione dell'assedio del siracusano Agatocle nel 295 a.C.  Doveva trattarsi di una piazzaforte appartenente ad un più esteso sistema difensivo , forse isolato rispetto al resto della città, e posto in direzione dei vasti altopiani collinari che si aprono verso Sant'Anna di Cutro e Isola Capo Rizzuto. La tecnica muraria mostra affinità con analoghi impianti fortificati presenti nel mondo greco d'Occidente (Kaulonia, Siracusa) che similmente rispettavano l'orografia del terreno e, nello stesso tempo, tenevano conto delle nuove tattiche militari sviluppatesi nel corso dell'età ellenistica allo scopo di reggere assedi con macchine assai sofisticate per l'epoca (baliste, catapulte, arieti).  L'erezione di un muro così imponente potrebbe risalire già all'epoca di Dionigi, anche se non è escluso un rifacimento dell'apparto difensivo proprio in occasione dell'attacco da parte di Agatocle. La struttura muraria era composta da un doppio paramento a blocchi in calcarenite di forma parallelepipeda e riempimento interno costituito da pietrame frammentario. Di tale cinta muraria non rimane altro in vista dal momento che, data la buona qualità della pietra impiegata, essa divenne una cava a cielo aperto per l'approvvigionamento di materiale per nuove edificazioni, soprattutto all'epoca dell'imperatore Carlo V che fece realizzare un nuovo imponente sistema di mura ed il castello. Ciononostante, l'andamento della cinta urbana nel suo complesso è in buona parte ricostruibile, dal momento che, nel corso di vari interventi operati dalla Soprintendenza, ne è stato riconosciuto sul terreno più di un tratto (collina Batteria, Cimone Rapignese, località Vigna Nuova, ecc.). E soprattutto la posizione topografica delle necropoli permette di confermare alcuni dei principali limiti nell'estensione della città, dato che queste venivano di norma collocate in aree immediatamente esterne al perimetro urbano.

Resti di fortificazione
Resti di fortificazione
Lekythos a figure rosse (470-450 a.C.)
Lekythos a figure rosse (470-450 a.C.)

Necropoli della Carrara
Varie necropoli vennero col tempo a svilupparsi a nord (zona ex Villa Giose) e a sud (zona Cimitero) della città greca. Ma la principale area sepolcrale della città greca occupava una serie di modeste creste collinari che, delimitando il fronte sud-occidentale dell'impianto urbanistico antico, costituivano lo spartiacque tra la città e la valle del fiume Esaro. 
Indagata in più momenti nel 1974-1975 (Carrara 1), nel 1978-1980 (Carrara 2), nel 2005 (Carrara 3) e nel 2010-2011 (Carrara 4), essa risulta estesa su circa due ettari complessivi, dove sono state esplorate un totale di 807 sepolture.
La necropoli doveva affiancare uno dei principali assi di accesso alla città che, provenendo dall'altipiano di S.Anna di Cutro, si incuneava in una sella tra le stesse colline della Carrara ed il Cimone Rapignese. 
Direttamente affacciato in direzione della città, questo settore cimiteriale copriva un ampio arco cronologico tra la fine dell'VIII e l'inizio del III secolo a.C., anche se i corredi della fase prevalente si collocano, nella gran parte, tra la fine dell'VI ed i primi decenni del V secolo a.C. Essi si segnalano per la loro sobrietà, non solo perché limitati nel numero degli oggetti presenti, ma anche per la scarsa varietà di forme vascolari scelte, tra le quali, accanto ai vasi utilizzati nel simposio, tende a prevalere il tipico contenitore per unguenti: la lekythos. Preponderante è la presenza dei vasi di importazione dall'Attica, anche se il loro livello qualitativo solo in pochi casi appare elevato.
In questo criterio di composizione dei corredi ci sembra di poter rilevare come la comunità crotoniate del periodo mostrasse di aderire ai dettami dell'etica pitagorica che, fondando sull'autorità del maestro, predicava austerità e moderazione negli stili di vita. Il rigoroso pensiero di Pitagora, infatti, sosteneva che la conoscenza avviene mediante un processo di purificazione, per cui, per comprendere la realtà, l'uomo deve andare al di là del puro aspetto esteriore delle cose, annullare l'ignoranza (vista come componente negativa di cui liberarsi), e quindi giungere ad un progressivo perfezionamento (catarsi), che prosegue dopo la morte attraverso la trasmigrazione della propria anima da uno stadio inferiore ad uno superiore (metempsicosi), sino al trionfo completo sulla materia. La necropoli è comunque ugualmente importante per i corredi più antichi che appartengono alle prime generazioni subito dopo la fondazione (fine VIII - VII secolo a.C.), e presenta anche sepolture più recenti (metà IV - inizi III secolo a.C.) che spiccano per una semplicità che pensiamo debba attribuirsi ad una sostanziale volontà da parte della cultura crotoniate a permanere nella linea della tradizione.

 

 
Elaborazione dell'ufficio:Centro Elaborazioni Dati (CED)
Fonte: Settore Storia e Beni Culturali
Data ultimo aggiornamento 8 Agosto 2017
Revisionato da Alessandra Vrenna
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